La Maratona di Amsterdam del Giò

Creato Lunedì, 04 Novembre 2019 22:25
Scritto da OMAR
Un racconto un po' lungo, ma non è facile trasformare le emozioni in parole, nemmeno le foto (tipo #novembresonoio) rendono l'idea. Dedicato ai sognatori (in particolare ai fondatori della nostra squadrona) e ai cacciatori di emozioni... che siano pochi metri o decine di chilometri da correre col cuore e col sorriso!"

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Parto da lontano per raccontarvi la mia seconda maratona.

Esattamente un anno fa: 04-11-18 concludevo il primo incontro con la distanza regina.

La scelta della Nizza Cannes era stata dettata dal voler fare qualcosa di “originale”: la paura di annoiarmi in una gara così lunga in questo caso era annullata dal fatto di non essere un percorso ad anello ma di solo andata e soprattutto con a fianco gli splendidi paesaggi e il mare della costa azzurra.

La storia ci dice che ne sono uscito bene nonostante le difficoltà del meteo in gara tanto da decidere in poco tempo di volerne fare un'altra.
 
La scelta di Amsterdam è stata dettata da diversi fattori:

Dopo tanti impegnativi mesi dall'iscrizione finalmente arriva il grande giorno del viaggio! Arriviamo in città già il giovedì in modo da fare i turisti e visitare i bellissimi musei e la città; ritiro il pettorale il venerdì e l'emozione sale... unica incognita il meteo: ogni 10 minuti cambia alternando vento, scrosci d'acqua, sprazzi di azzurro e una temperatura notevolmente più fredda di quella che c'era qui in Italia.
 
Fortunatamente il giorno della gara le preghiere dei 47 mila iscritti alle varie distanze vengono ascoltate e sebbene il cielo si presenti grigio e l'aria è umida non c'è vento o pioggia, insomma condizioni ideali.

Entro nell'Olympic Stadium dove in un fazzoletto di terreno faccio un po' di riscaldamento prima di prendere un buon posto in griglia...

BANG! Partiti, stando attento ai piedi di chi c'è attorno parto per il mio viaggio. E subito occhi lucidi e pelle d'oca per via del tifo: mi sento come se avessi segnato nella finale dei mondiali!!!

Adrenalina a mille, si esce dallo stadio tra due ali di folla, cerco di mettere da parte queste energie e incanalarle nel modo migliore per trovare il mio passo.

Secondo chilometro circa, la gara per me è a una svolta: il pacer della prima ragazza Olandese si gira e dice (non in olandese ovviamente :-P ): “ragazzi noi corriamo per 2.32, facciamo gruppo così ci aiutiamo”.

È un ritmo più veloce rispetto alle mie aspettative, ma mi sembra di stare bene, siamo in un buon numero e in un istante mi trovo ad aver preso la decisione di non farmi scappare una grande opportunità. Sento di potercela fare e soprattutto ho il coraggio di osare (ma non è una gara da fare con testa la maratona???)

Passiamo attraverso il Rijks Museum e proseguiamo a ritmo costante allontanandoci dal centro cittadino. Tredicesimo chilometro circa, incrociamo i primi che con uno stile e un passo impressionanti macinano asfalto. Per un attimo mi sento imbarazzato per le mie gambette magroline e per la mia andatura non certo a livello di quelle gazzelle. Ma sono ancora nel gruppo del 2.32 e ci sto bene. Non penso al dopo, non penso se ce la farò ma rimango nel qui e ora (come dice la mia Eli) e mi godo il cambio di paesaggi. Dall'ambiente urbano si passa a correre lungo il fiume Amstel, circondato da prati verdissimi, splendide ville e finalmente qualche mulino, simbolo dell'Olanda (ero qui anche x vederli :-) ).



Sebbene siamo lontani dal centro il tifo e il calore del pubblico non mancano: è l'evento sportivo olandese più partecipato come concorrenti ma molto sentito anche dagli spettatori. Una vera festa!

Passaggio ai 21.1: crono perfettamente in linea con l'aspettativa finale, mi impressiono di come riescano ad essere così esatti; nel frattempo il gruppo iniziale si è già disgregato ma non sono mai solo. Abbiamo oltrepassato il giro di boa, siamo sulla riva opposta del canale e dalla parte opposta vedo i colori degli altri partecipanti, ma quanti sono!!! Sul fiume qualcuno si allena in canoa, qualcuno dà spettacolo con i Jetpack... sto correndo da più di novanta minuti eppure mi sto godendo ogni attimo di questa avventura sin nei dettagli tanto da non sentire la stanchezza.

Si rientra in città lunghi viali, band e DJ che suonano, ancora tifo: qualcuno legge il nome dal pettorale e mi incita con un accento buffissimo “GO Jouanny”!!!

Gel come da programma, prima del ristoro (centinaia di metri di integratori acqua barrette cibo). Ormai siamo rimasti in una manciata attorno a questa eroina olandese che sebbene un po' in difficoltà continua imperterrita la sua battaglia... anche quando al trentesimo il suo pacer la abbandona (???): sarà stata programmata la cosa? Non so e non mi interessa troppo: penso alla mia gara, sarò in grado di tenere il ritmo anche senza aiuto? Qualche chilometro di adattamento, qualcuno avanza qualcuno si stacca... un piccolo calo intorno al chilometro 35, rallento di una manciata di secondi e perdo qualche metro dalla ragazza che è stata il mio riferimento, ormai sono quasi solo... il primo pensiero è quello di gestirmi per gli ultimi chilometri, ma succede l'imprevisto...tra gel e adrenalina del pubblico, compresi quelli  vestiti da coniglietti della duracell (meravigliosi) riprendo a correre bene e svelto tanto che mi ritrovo a chiudere il gap con quelli davanti e a passare alcuni avversari.

Vondelpark, ricordo che ci siamo passati nelle fasi iniziali di gara, perciò so che non manca più molto. E infatti arco dei 40 km! Zittisco ogni pensiero mi sforzo di rimanere concentrato... va beh un “cinque” a qualche piccolo spettatore ci sta!

Ultimo chilometro ancora in spinta, oserei dire in progressione; prendo di mira un altro concorrente e lo passo. Aumenta il sottofondo degli spettatori, svolta a destra, passo davanti alla scritta Iamsterdam  eccomi nello stadio.

Calpesto la pista, ultima curva, ultimo rettilineo e sugli spalti vedo e mando un bacio a Elisa, sprint e un'altra posizione guadagnata e arrivo!!! 2.32.11 dal mio GPS (2.32.08 ufficiale) PB migliorato di 6'30''!



Bacio alla medaglia, riprendo a respirare... mi lascio andare alle emozioni!!! e alle lacrime, e ne sono fiero! Perché che sia al lavoro o nello sport l'unico modo in cui so fare le cose è mettendoci tutto me stesso.



E così è stato in questo viaggio per raccogliere le fatiche di mesi di allenamenti, di sacrifici, di dolori per via di un tendine infiammato. Ma grazie al supporto di Coach Filipas nella preparazione ma anche e soprattutto nel mantenere alta la motivazione, ho osato  e ho spinto il mio limite oltre l'immaginabile!

Tempo di riprendermi e di ritrovare e riabbracciare Elisa e via, altre lacrime condivise con chi mi è a fianco ogni giorno, per rendere ancor più magica questa trasferta ma anche per dare senso alla mia esistenza!!!



Ho sempre pensato che la mezza fosse la mia gara, però dopo questa Maratona qualche dubbio mi è venuto... nel frattempo ho capito perché viene chiamata regina: per le emozioni che regala!!!