18th VERONA MARATHON

Creato Venerdì, 22 Novembre 2019 21:37
Scritto da OMAR
Ho concluso le “due righe poco sobrie” sulla mia 3rd Alghero Marathon con: “E’ stata una Vacanza che ha superato ogni aspettativa e che certamente rientrerà nei “prossimi traguardi”, chi corre non può fare a meno di averne.”

Rincorrevo il “prossimo traguardo”, la seconda maratona, dallo scorso anno dopo la aver portato a termine la 18th MILANO MARATHON (8 Aprile 2018) con il tempo di 4:13:58 (Real time: 4:11:33).
A Milano volevo solo dimostrare a me stesso che, almeno per una volta, potevo farcela, ma non avevo messo in conto che il fascino misterioso della Maratona mi avrebbe contagiato.
Apparentemente non c’è alcuna ragione razionale e di buon senso per passare più di quattro ore da soli con sé stessi a domandarsi “Ma chi me lo ha fatto fare?” e poi, al termine della fatica, ancora sfiniti e senza Energie Rinnovabili, già desiderare la prossima volta, il “prossimo traguardo”.
Non la faccio più lunga del dovuto. Non riesco a preparare la maratona di Firenze (25 Novembre 2018) e decido, sempre con il “consenso autorevole” del Personal Trainer, mio figlio Davide, di puntare all’autunno 2019, dedicando più tempo e cura alla preparazione fisica, all’alimentazione e alla gestione del ritmo gara.
Dopo la 3rd Alghero Marathon (29 Settembre 2019) capisco di stare bene e che posso riprovarci. Intensifico e allungo gli allenamenti, leggo e rileggo i consigli contenuti nel libro “Voglio correre” di Enrico Arcelli.

 
Continuo a mantenere un rapporto più “rilassato e naturale” con la corsa. Niente fascia cardiaca, meno attenzione all’orologio, la domenica a correre e a competere con agli Amici, sempre dopo il rituale e immancabile “Coffee of the day”.
I segnali di ritorno sono positivi, corro in scioltezza e recupero con più facilità, i tempi migliorano in tutte le “classiche” autunnali a cui partecipo: Cardacrucca, Sette Campanili e, da ultimo, Maratonina di Busto Arsizio.
Riesco a sorprendere me stesso alzandomi anche alle 5:00 del mattino per gli ultimi lunghi infrasettimanali.
La scelta “Buona la seconda” cade quindi su Verona. E’ una città bellissima, piena di cultura e di arte, Patrimonio Mondiale UNESCO, facile da raggiungere e che appartiene alle mie profonde radici venete, anche questo serve a stimolare in positivo il “Mental Coach” che mi porto dentro.
Unico dubbio il meteo, le previsioni sono pessime. Poco importa, vada come vada.
 
Sabato arriviamo a Verona, il Personal Trainer c’è, non mi ha abbandonato. Pranziamo in una trattoria tipica: risotto all’amarone e dolce tipico della casa.
Sistemazione in hotel, visita dell’Expo e degli stand, ritiro del pettorale, breve giro a piedi nel centro storico, cena a base di carboidrati e poca carne bianca, poi a nanna presto.

 
Il tempo non promette bene, ha iniziato a piovere, ma noi continuiamo a fare il tifo per le previsioni dell’Aeronautica Militare, che per Verona danno ancora qualche speranza, alle 7:00 probabilità di precipitazioni al 30% e quasi nulla dalle 10:00 in poi.
Colazione alle 6:30. Davide preferisce continuare a pigrare sotto le coperte. Fuori piove a dirotto. Va bene il “vada come vada”, ma così è troppo. Non oso neppure immaginare quattro ore sotto quell’acqua.
Alle otto siamo quasi pronti, la pioggia è diminuita ma l’auto non parte: luci lasciate accese e batteria scarica. Sento la tensione crescere, “vada come vada” ma la giornata non inizia bene.
Arriviamo in Piazza Bra in taxi. Ha smesso di piovere. Il tifo per l’Aeronautica Militare sta funzionando.
Ultimi preparativi, tolgo la tuta, sistemo la frutta essiccata, albicocche e uva sultanina, nelle tasche dei pantaloncini e mi accorgo che ho dimenticato a casa i gel. No comment.
Consegno la sacca, faccio qualche esercizio di stretching e un po’ di riscaldamento, saluto Davide ed entro nel mio settore, pettorale rosa. Con gli occhi cerco inutilmente i Pacer con il palloncino 4:00, il tempo che sogno di vedere al traguardo. Dietro di ci sono solo quelli con il palloncino nero 4:15. Più avanti ne intravedo altri, ma c’è oramai troppa ressa per muoversi e raggiungerli.
La tensione aumenta, ascolto le Persone che mi circondano parlare e fare battute irripetibili in dialetto veneto, un linguaggio famigliare che mi rilassa e trasporta indietro nel tempo, alle calde vacanze estive scandite da ritmi e sapori contadini nella casa del Nonno.
L’Inno d’Italia, amplificato dagli altoparlanti e cantato dalle migliaia di Persone presenti, avvisa Tutti che sta per arrivare il momento tanto atteso e preparato. A stento trattengo l’Emozione, chissà poi perché.
Si parte. La tensione sparisce, adesso contano solo le gambe, il cuore e la testa. Il meteo tiene.
 
Il percorso ha come costante riferimento l’ Adige, secondo fiume italiano per lunghezza, elemento naturalistico di straordinaria bellezza e costeggiato da viali alberati. Per ben sette volte abbiamo attraversato i suoi ponti, risalenti a tutto l’arco temporale della storia della Città di Verona, per poi incrociare i tanti monumenti storici, le chiese, le piazze e le mura fortificate con le monumentali porte che le costellano, di epoca romana, medievale e cinquecentesca.
Al terzo Km recupero i Pacer, scopro però che sono quelli con il palloncino 3:50.
L’indecisione dura solo un attimo, “Provaci!” mi dico, non conosco i miei limiti e sono qui anche per metterli alla prova. “Vada come vada”, ma con giudizio, li tengo fino ai 25/28 Km.
 


Poi incomincia la sofferenza, quella del “muro”. Decido di gestire la gara, cercando di portare a casa un buon risultato, migliorando almeno il PB di Milano. Il sogno 4:00 sembra allontanarsi. Sono 12 Km di stop-and-go per recuperare Energie Rinnovabili dove neppure immagini  di averne.
È una lotta affascinante contro il mio "Mental Coach" interno, che continua a ripetermi "Ma chi te lo ha fatto fare".
Km dopo Km mi avvicino a Piazza Bra. Le gambe soffrono, sto correndo senza la fascia ma la frequenza cardiaca mi sembra buona. Gambe e cuore hanno già dato, adesso tocca alla testa.
All'improvviso rivedo l'Arena. È fatta!
 
 
 
Non ricordo cosa ho pensato, la fatica attenua anche le Emozioni più forti .
Sapevo che al traguardo mi aspettavano Davide e Valentina, mia Figlia, arrivata a sorpresa in mattinata con Matteo. Mi hanno salutato e incitato lungo il percorso, una Presenza affettuosa che mi ricarica e motiva, ben oltre i gel dimenticati e quant’altro, una Presenza che da sola gratifica gli sforzi fatti mettendo senza appello nell’angolo il “Mental Coach” negativo.
Lo Speaker riconosce la mia maglia e annuncia che anche la Cardatletica di Varese è presente alla 18th Verona Marathon. Un’altra Emozione da aggiungere a tante altre.
È finita davvero! E’ l'unica cosa che sento e conta in quel momento.
Mi giro e guardo il cronometro: 3:57, i secondi non li vedo e non mi interessano.
Il mio piccolo Sogno è diventato Realtà.
             


P.S.:
Solo a casa ho poi scoperto che a Verona ha corso anche Claudia Gelsomino, straordinaria Runner della Cardatletica, che ha “strapazzato” il primato italiano SF50 con il tempo di 2:53:25.
Una frase di Jim Morrison dice “Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare”.
Complimenti Claudia, non ti conosco personalmente ma sono certo che sogni molto, almeno tanto quanto riesci a volare correndo.