Martedì 19 settembre ripartono i corsi per il settore giovanile della Cardatletica;
Per ulteriori informazioni: info.cardatletica@gmail.com
LA TRANSFRONTALIERA
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- Creato Martedì, 21 Ottobre 2014 20:52
- Scritto da SPOTI OMAR
8a Corsa della Bricolla
Domenica si è disputata una corsa podistica particolare: una 10 miglia (che già di per se è cosa strana) transfrontaliera (che la rende poi speciale).
Partenza dal piccolo paesino di Sessa (nel Canton Ticino, al confine con l'Italia) e valicamento per raggiungere l'abitato di Dumenza, poi ritorno in terra elvetica... Oltre alla gara podistica anche due gare popolari, di 13km con sconfinamento e 9km interamente in Svizzera + ovviamente le gare di Nordic Walking.
In campo maschile, ad imporsi è Lukas OEHEN in 1h08'09", su Elia STAMPANONI in 1h08'22 e Jonathan STAMPANONI in 1h08'38"
Ottima prestazione nel nostro portacolori GIOVANNI VANINI che fa registrare il quarto rango in 1h10'23" e terzo di categoria M20.
Da segnalare il 48° rango di Giovanni CERONI in 1h27'32", il 63° di Alberto SANGIANI in 1h33'26" e il 74° di Daniele ACQUAVIVA in 1h39'38".
In campo femminile, vittoria di Emanuela FALCONI in 1h14'46", seconda Jeannette BRAGAGNOLO in 1h19'01" e terza Susanna SERAFINI in 1h21'17".
Da segnalare il 13° rango di Ombretta BELLORINI in 1h36'55", il 14° di Rita ZAMBON in 1h40'38", il 18° di Giuliana AIMETTI in 1h41'42" e il 19° di Monica GRISOTTO in 1h41'57".
Come sempre, si ringrazia il nostro corrispondente transfrontaliero Italo Coen.
MANTRA DA CORSA
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- Creato Giovedì, 16 Ottobre 2014 19:30
Mantra è l’ennesimo termine sanscrito che propongo e significa, tra le tante cose, “strumento per pensare”. OM è forse il mantra più noto, e rappresenta un suono primordiale. Anche gli Hare Krshna e la loro canzone la conosciamo tutti! (il link è alla versione del film Hair). Per esteso, ogni religione ha le sue forme di mantra (il rosario ne è un esempio). Proprio perché sono “parole di energia” e aiutano a tendere verso qualcosa di trascendente.
Un mantra è una forma di meditazione e, nello yoga, è un mezzo che si utilizza per orientare corpo, mente e spirito verso la direzione scelta. Per questo motivo, un mantra non si canta, si vibra! Sia quando a voce alta, sia quando scandito mentalmente. Vibrare implica tenere una posizione
ferma, comoda e con la schiena dritta, consapevoli del respiro ritmico e lungo, Poi stare in ascolto della qualità e intensità della vibrazione, in alcuni casi curando la posizione delle labbra e della lingua nell'emettere il suono.
Come agisce un mantra? Innanzitutto, ogni suono, ogni parola produce una vibrazione fisica che fa reagire il corpo e gli organi interni. Basti pensare che il movimento della lingua stimola punti sul palato, innescando risposte reattive fisiche. E poi, ogni suono ha una vibrazione emotiva, pensiamo all’effetto di un insulto o di sentire gridato il proprio nome.
Dedicarsi alla pratica di un mantra implica stare con se stessi, e l’effetto è di calmare la mente, i pensieri, migliorare la concentrazione. Si può iniziare con un minuto e poi via via…
E credo che ai runner farebbe bene, un mantra non è poi una cosa così diversa e lontana. Noto sempre che, nei, resoconti delle gare , oltre a tempi/spazi/ritmi, rabbie e/o ringraziamenti, c’è il tema dell'auto-incitamento “ce la posso fare..celapossofare celapossofare" magari ripetuto mentalmente fino al momento in cui si riesce a riprendere il ritmo.
Ma "celapossofare" è un mantra?? Tecnicamente e da un punto di vista ortodosso, no… ma mi piace pensare che sia un'esperienza simile... In quel momento, corpo e mente agiscono all’uniscono, scanditi dal suolo e dal movimento fisico, il respiro affannoso sicuramente, ma regolare. Ecco; recitare un mantra non è poi una cosa diversa...
La prossima volta che siete stanchi e affaticati, che non avete voglia di correre, provate a sedervi comodi, anche su una sedia, oppure in Vajrasana o sdraiati in Shavasana, e ripetete mentalmente la vostra frase incitazione, magari quella ripescata dall’ultima gara. E notate cosa vi succede...
Se volete fare una prova con i mantra “veri e propri” adesso abbiamo una possibilità in più, ovvero Youtube! Sentire un nastro registrato aiuta, e amplifica la vibrazione.
Io vi metto i link ai miei mantra preferiti, tipici del Kundalini yoga, dove i mantra sono alla base della pratica, quindi sono stati remixati proprio per il piacere di vibrarli durante la pratica. Ed ecco SA TA NA MA (nulla di demoniaco… please) , sillabe che significano, rispettivamente ; infinito, vita, morte rinascita. Un inno alla ciclicità, come è per noi superare un traguardo e prospettarne un altro. E poi ADHI SHAKTI (remix!), energia primaria!
I mantra vanno scoperti e vibrati, ma anche leggere serve a scoprirli. Vi suggerisco il bellissimo capitolo sull’OM di Andrè Van Lysebeth, uno dei padri occidentali dell’Hatha Yoga, nel suo libro “Imparo lo yoga”. E poi quello di Shakti Parwha Kaur Khalsa,”Kundalini Yoga, il fluire dell’energia infinita”.
SHAVASANA, l'asana del relax
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- Creato Giovedì, 09 Ottobre 2014 19:32
Domenica scorsa, in piena consegna dei pettorali ai 979 iscritti della Cardacrucca, un’amica mi ha detto “Ti immaginavo seduta in mezzo a tutti, a gambe incrociate, imperturbabile a fare respirazioni”. Ho subito pensato alla faccia dei runner (e di Stefania Visentini..) nel trovarsi un "ostacolo umano" nella piazza di Tornavento, assolutamente fuori luogo rispetto al momento. Non a caso ho una foto simile ma in zona Monte Rosa, dove ci sono io e "un ometto” segnalatore, oltre al mio personale fotografo Daniele Uboldi!
Il termine sanscrito lo traduco con cautela, soprattutto per i superstiziosi: è la posizione del CADAVERE!! Implica stare sdraiati sulla schiena, braccia lungo il corpo con i palmi delle mani verso l’alto. Le gambe rilassate, che si aprono leggermente mentre i piedi si piegano verso fuori. Gli occhi chiusi, bocca rilassata quindi un po’ aperta.
Se mi guardate la foto, sembra un’asana bella facile, ma, attenzione: non è il Dormiente, è il Cadavere!!! Quindi, per definizione, richiede di essere un corpo immobile, privo di tensioni e statico. Provare a farla da vivi, non è uno scherzo: la mente vaga e porta ad agitarsi, appaiono pruriti e fastidi ovunque. Soprattutto, viene da mettersi su un fianco e dormire! Il bello di Shavasana NON è solo nello stare in posizione “off”. L'obiettivo è un momento di stacco per vivere l’asana, consapevoli di controllare il corpo per rilassarsi, in questo modo:
- Regolando il respiro nell’esercizio di Pranayama. Facendolo, piano piano si rallenta il battito e la stessa mente si rilassa (provarci, è l’unica per verificarlo!)
- Facendo un esercizio di focalizzazione mentale sulle singole parti del corpo. Vuol dire metterci l'attenzione e sentire come stanno, partendo dai piedi e poi via via caviglie, polpacci, ginocchia, e tutti i muscoli coinvolti nella corsa.. Quindi le anche, il torace.. le braccia, le spalle. Infine, attenzione alle singole parti del viso, rilasciando le tensioni sulla bocca, attorno agli occhi, al collo (credo che non diamo mai attenzione al viso, la parte che mostra le tensioni al mondo)
- Torsione laterale, con la gamba piegata da un lato, testa spalle e braccio dall’altro.
- Gambe raccolte al petto, e dondolare sia avanti e indietro, sia di lato.
PS E se ci si addormenta? Vuol dire che ce ne era bisogno! Ed è un buon motivo per fare Shavasana altre volte, fino a scoprire un altro modo di rilassarsi!
PS2 Vi rimando al libro di Satya Singh "Kundalini Yoga", BIS Edizioni. Vi allego anche il link su Shavasana sul Yoga Journal Italia la più autorevole rivista di yoga
La parola a.... Tite Togni: Mustang Trail Race
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- Creato Mercoledì, 01 Ottobre 2014 19:34
Questo giovedì lascio la parola a Tite Togni. un'istruttrice di yoga veramente speciale, dato che è anche un'ultratrailer.
Ed ecco il suo articolo apparso nel numero di settembre 2014 di Yoga Journal, una delle più autorevoli riviste di Yoga: “OM NELLA TERRA DESOLATA” (cliccare sul titolo per la versione in PDF). OM è il mantra induista più familiare a noi occidentali (ne parlero’ nei prossimi post del Cardayoga), ed esprime la particolarità e il misticismo che ha pervaso questa gara.
Tite ci racconta il suo Mustang Trail Race, un ultratrail in Nepal di 200 km, diviso in 8 tappe di 15/30 km, con 8200 m di dislivello, a un’altitudine che varia tra i 2900 e i 4300 m di quota. Mi ha affascinato come, in questo articolo, la vita di Tite sia presentata da due angolazioni:
- UNA TRAILER ESPERTA, che si qualifica terza assoluta correndo il Mustang Trail Rail in 26h33' ore. Tite racconta il percorso e ce lo mostra nelle foto.
- UNA YOGINI (termine che definisce la praticante di yoga, al maschile yogi). Vive un’esperienza di preparazione e gara in un ambiente estremo. Trovate nell’articolo riferimenti al pranayama, la respirazione che le ha permesso di adattarsi all’altitudine, a esempi di Asana che ha fatto durante la gara per recuperare. E avrete la conferma che lo yoga è ben altro che meditazione è immobilità.
Ci tengo a presentare il suo progetto Yoga x Runners, proprio perché, attualmente lo Yoga per la corsa è proposto da tanti ma credo che pochi, oltre a lei, ne abbiano le credenziali. Tite Togni è un’insegnante certificata Yoga Iyengar dal 2008, anno della sua prima maratona (ha un PB di 3h 26'). E’ nella pratica sportiva da sempre (nasce come agonista di pattinaggio artistico su ghiaccio), e conta un’esistenza in montagna da sempre per origini dolomitiche. In sintesi, Tite coniuga un serio curriculum yogico con la pratica agonista. Non c’è improvvisazione, solo esperienza personale, e nello yoga conta questo: avere vissuto la pratica per proporre cio' che è cresciuto dentro.
Se serve dire altro, aggiungo buona lettura, e grazie Tite!
PRANAYAMA: La respirazione nello Yoga
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- Creato Mercoledì, 24 Settembre 2014 19:36
- L’inspirazione è lunga o corta? E l’espirazione? E il passaggio è fluido o brusco?
- Quali parti del corpo sono coinvolte nella respirazione? (si, ce ne sono più di una)
- E il diaframma è contratto o libero? (oddio, dove sta il diaframma??)
Insomma, vi invito a fare una prova!
Allora, sedetevi comodi, vuotate tutta l’aria e inspirate secondo questa sequenza:
- Prima con pancia: inspirando fate entrare un po’ aria e rilasciate gli addominali
- Quindi col costato: fate entrare altra aria, aprendo la cassa toracica, volontariamente
- Infine con lo sterno: prendete un ultimo “goccio” d’aria e sentite le clavicole che si alzano
Il tutto lento, lungo, profondo. Poi espirate, secondo la sequenza contraria:
- Attenzione allo sterno: fuori l’ aria e le clavicole si abbassano
- Poi passate al costato: la cassa toracica si svuota d’aria e si chiude
- Quindi alla pancia: gli addominali si contraggono, rientrando, tirando indietro l’ombelico.
Inizialmente, fate e ripetete ogni singolo passaggio alla volta e, se volete, potete mettere le mani sulle tre aree interessate nelle fasi per sentire il movimento interno (come faccio nella foto, sono posizioni solo per fare le prove, l’obiettivo è arrivare a respirare in Vajrasa con le braccia rilassate).
Ripeto, non c’è fretta, è un esercizio alla scoperta del respiro, concentrandosi sulla corretta esecuzione e sul flusso dell’aria attraverso le narici, con gli occhi chiusi. Soprattutto, rileggete più volte i passaggi, le fasi.. Potete prendervi tutto il tempo che volete! Solitamente si inizia dall'espirazione, la fase principale quando si lavora sul respiro: se volete fare un viaggio, prima svuotate il bagagliaio dell’auto per farci entrare bene i trolley e le borse, no? E soprattutto si usa il naso, che meglio purifica l’aria che respiriamo!
Il respiro che allena!
Nello yoga, respirare è una pratica essenziale e ha la stessa importanza delle asana, non ne è semplicemente un dettaglio.
Ogni respirazione si trasforma in un momento di rilassamento, perché il respiro segue il cuore e calma il corpo. Ma si trasforma anche in un massaggio interno, che tonifica gli addominali e stimola gli organi.
Soprattutto, diventa un momento allenante. Chi corre e fa sport soffre a star fermo, magari a causa di un infortunio. Eppure si può contribuire alla propria forma fisica anche solo praticando la respirazione. Non a caso, lo yoga prevede di fare respirazioni a narici alternate, oppure respirazioni ritmiche, con contrazioni di muscoli interni, usando il suono dei mantra, con particolari posizioni del corpo, o addirittura della lingua e della bocca (trovate una panoramica di questi nel collage di foto..)
Perché si puo’ imparare a respirare bene, Non a caso, il Pranayama è detto la "scienza del respiro". Perché questo termine sanscrito significa proprio …
P.S. Vi aggiungo qualche libro, la mia bibliografia di riferimento. Sono testi intensi e ricchi.. come la respirazione.
B.S: Iyengar "Teoria e Pratica del Pranayama", Ed. Mediterranee
A. Van Lysebeth, "I miei esercizi di yoga", Mursia
Satya Singh "Kundalini Yoga", BIS Edizioni
Lo Yoga e le Asana.
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- Creato Giovedì, 18 Settembre 2014 19:38
Yoga in sanscrito significa “unione di corpo, mente e spirito”. La radice è la stessa
di giogo, la barra che unisce i buoi e li spinge nella direzione voluta. Istintivamente, yoga suggerisce posizioni immobili, magari un po’ acrobatiche: le Asana, altro termine sanscrito traducibile in “sedersi nella posizione tipica dei devoti”. Yoga è quindi unire corpo e mente grazie a una posizione comoda e stabile dove meditare, nonostante lo sforzo volontario dei muscoli che consentono di fare l’asana. E nonostante i pensieri e le emozioni che passano per la mente.
Alla luce di questo, lo yoga sembrerebbe una pratica adatta a pochi, a chi ha un fisico perfetto e uno stile di vita piacevole con un bel conto in banca. Per tutti gli altri, lo yoga sembrerebbe complesso, quasi un braccio di ferro contro i mille pensieri che fanno agitare dentro e fuori, contro il corpo contratto che impedisce persino di pensare a stare nell’asana. Tutt'al più, yoga può essere un'oasi felice strappata alla vita quotidiana.
Vi propongo un altro punto di vista: Yoga è fare un’esperienza andando in una direzione diversa, puntando a una maggiore qualità di vita e salute. Come ogni esperienza, la pratica yoga è personale e unica. Non è copiare un’asana da un libro o un maestro. Non è combattere con i propri pensieri e le emozioni provate.
Yoga è focalizzarsi nel qui e ora, e spostare verso l’interno, verso di sé, le energie solitamente usate verso l’esterno.. verso la stessa corsa. Yoga è ritagliarsi il tempo per praticare anche una sola asana, con lentezza, andando a cercare le parti tese del corpo e rilasciarle. focalizzandosi sul respiro per renderlo lungo, lento e profondo.
Osservate questa fotografia: è un dettaglio di Vrkasana, la posizione dell’albero. Le asana si ispirano a elementi della natura sia perché ne imitano la forma fisica, sia perché, idealmente, praticarle fa acquisire anche le loro qualità simboliche. Un albero è di per sé il collegamento tra terra e cielo: è ben piantato a terra con le radici, ma è anche slanciato verso l’alto con la sua chioma. Dalla terra, dalla materia va verso il cielo, il divino.
La foto è divisa in due.
Nella immagine di sinistra, un piede è ben piantato a terra, e l’altro gli è appoggiato di lato, ancora vicino al terreno.
Nella immagine di destra, un piede è stabile a terra e l’altro è appoggiato alla coscia destra.
Sembrerebbe una sequenza, vero? Dalla preparazione all’asana completa.
Adesso osservate le due ombre... non sono identiche? Entrambe mostrano, dal punto di vista fisico, un corpo che si proietta verso l’alto, con le braccia allungate, la schiena ben distesa, in un profondo equilibrio.
Mi piace pensare che quelle ombre rappresentino l’anima, e riflettano la serenità di sentirsi ben radicati ma capaci di tendere verso qualcosa di più grande. E che mandino un messaggio importante: non importa se fai l’asana completa o se ti limiti allo stato iniziale. Se parti con poco equilibrio e riesci a fare l'albero con i piedi a terra, sarà la stessa cosa di chi è nato funambolo e sta in equilibrio senza sforzo.
L’importante è cogliere quel attimo in cui il corpo si stabilizza, il respiro si placa, il viso sorride (si, rilasciare è accennare un sorriso). Continuando a praticare, l’attimo diventerà più lungo, e la sensazione di corpo e mente, uniti per un obiettivo di completezza potrà lasciare un segno nella vita, e diventare un’abitudine, un modo di affrontare diversamente le cose.
PS: l’albero è una delle mie asana preferite. Ne parlerò parecchio, anche perché le posizioni d’equilibrio sono importanti per chi corre. Basti pensare a quanto rafforzano le caviglie!